Venerdì 10 maggio u.s. l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato a larga maggioranza una risoluzione che chiede di rivalutare la candidatura della Palestina all’ONU e di concedere ulteriori diritti.
La risoluzione, promossa dagli Emirati Arabi Uniti (a nome del Gruppo arabo), è stata adottata con un consenso schiacciante, con 143 Stati membri che hanno votato a favore, 9 contro e 25 astensioni tra le quali la vicina Italia.
Sottolineando l’importanza di preservare la giustizia e il rispetto dei diritti umani fondamentali, la risoluzione ha ribadito la necessità di rispettare l’integrità dei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est.
Osservando che la Palestina è “qualificata per l’adesione alle Nazioni Unite” in conformità con l’articolo 4 della Carta delle Nazioni Unite, la risoluzione esorta il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a riconsiderare “favorevolmente” la candidatura della Palestina a membro delle Nazioni Unite.
DEMOS esprime soddisfazione per il voto favorevole della Repubblica di San Marino all’assemblea dell’ONU sulla risoluzione in oggetto, successivo solo di pochi giorni alla celebrazione della giornata mondiale sul multilateralismo sostenuta fortemente dai Capitani Reggenti sul ruolo di “San Marino nelle maggiori assise internazionali e la valenza della diplomazia, quale strumento necessario e indifferibile per stilare una nuova agenda della pace”.
Voto favorevole conseguente, peraltro, a diversi ordini del giorno presentati in Consiglio Grande e Generale da almeno un decennio, alle diverse manifestazioni tenutesi in territorio negli ultimi mesi e in particolare all’ordine del giorno del 23 ottobre u.s. approvato a larghissima maggioranza da 44 consiglieri.
Tale ODG, presentato in un primo momento dal Movimento Rete, è stato poi modificato su nostra richiesta con l’aggiunta di una specifica al testo aggiungendo la frase “gli atti di guerra rivolti ai civili palestinesi”. Il testo finale dell’ODG prevede quindi sia la condanna ad Hamas e alle azioni rivolte contro i civili, sia gli atti di guerra rivolti ai civili palestinesi da parte di Israele. Il documento poi “invita il Congresso di Stato, attraverso la segreteria di Stato agli Affari esteri e le Missioni diplomatiche strategiche della Repubblica, a sostenere ogni iniziativa che possa favorire il dialogo per porre fine al conflitto in corso, puntando ad un immediato cessate il fuoco, per arrestare le perdite di vite umane, mettendo al centro la protezione umanitaria della popolazione civile”.
La risoluzione votata venerdì all’ONU riafferma il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione e alla statualità e sottolinea il rispetto del diritto internazionale, che è “una pietra miliare della pace e della sicurezza nella regione”.
Questi cambiamenti non sono solo di importanza simbolica, ma segnano un cambiamento nel peso diplomatico della Palestina all’interno dell’intero sistema delle Nazioni Unite verso il riconoscimento di due stati.
Un conflitto, quello israelo-palestinese che storicamente ha origine più di un secolo fa con la dichiarazione del ministro degli esteri inglese Balfour, il quale informò Lord Walter Rothschild, uno dei principali leader della comunità ebraica nel Paese, che vedeva “con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico”.
Un conflitto che ha prodotto, oltre agli attacchi terroristici del 7 ottobre, solamente nell’ultima fase, 35’000 morti tra i civili palestinesi, il 70% dei quali sono donne e bambini.
San Marino 12 Maggio 2024